In 400 alla protesta per la salute a l’ambiente nel medio corso dell’Isonzo in Slovenia. Presente anche una rappresentanza italiana di Legambiente e Accademia Europeista FVG

In 400 alla protesta per la salute a l’ambiente nel medio corso dell’Isonzo in Slovenia. Presente anche una rappresentanza italiana di Legambiente e Accademia Europeista FVG
23 Settembre 2020 accademia

Un fiume di persone per difendere il loro fiume. Dalla Slovenia, dall’Italia, tutti uniti per salvaguardare la qualità della vita del territorio del medio corso dell’Isonzo. Questi sono, in sintesi, i motivi che hanno portato centinaia di persone (gli organizzatori stimano dalle quattrocento alle cinquecento persone) a riunirsi sabato 19 settembre nei pressi del cementificio Salonit e nella vicina fabbrica Eternit, nella località di Anhovo, Slovenia. Una vera e propria folla, colorata e ostinata, ha espresso chiaramente le sue ragioni e ribadito che il territorio  ha già pagato a sufficienza un alto tributo di vite umane per la lavorazione dell’amianto; un’area che ancora oggi però fa in conti con una presenza industriale importante in riferimento alle emissioni atmosferiche ma in anche in acqua.

 

 

Durante la giornata si sono succeduti quindi, al megafono, discorsi da esponenti di realtà politiche, associazioni e da cittadini, preoccupati del loro futuro e in particolare di quelle delle nuove generazioni, alternati a momenti di canto e sport (numerosi kayak e canoe hanno improvvisato una riuscitissima sfilata sulla spiaggia di Deskle). A coordinare la manifestazione e il corteo c’era Uroš Macerl, attivista ecologista sloveno molto conosciuto e vincitore del premio mondiale Goldman 2017 per l’ambiente. È stato ricordato come gli scarichi inquinanti nel fiume Isonzo e nel terreno da parte delle fabbriche di Anhovo compromette altamente la qualità dell’acqua, che viene utilizzata non solo per i bagni nel fiume (sono tanti anche i goriziani che raggiugono le spiagge del fiume in Slovenia durante l’estate per trovare un vicino refrigerio), ma soprattutto per bere. Già durante quest’estate, infatti, lo scandalo dell’acqua schiumosa che usciva dai rubinetti delle case di Deskle, Anhovo e altri paesi vicini aveva fatto il giro del web, anche in Italia, suscitando scalpore e sdegno per una situazione estremamente pericolosa dal punto di vista sanitario. I manifestanti riuniti sabato hanno quindi portato il simbolo della loro protesta, una bottiglia piena d’acqua, alla fabbrica Eternit, regalandola a chi ancora non vuole dare risposte ad interrogativi scomodi.

A fianco c’è il problema della qualità dell’aria, provata dalle emissioni del cementificio Salonit, che continua a bruciare rifiuti di vario tipo nel processo produttivo. Per l’azienda e le autorità è tutto in ordine, ma organizzazioni ambientaliste locali fra cui Eko Anhovo nutrono seri dubbi. Un esempio è legato all’autorizzazione ambientale che ha previsto limiti di emissione degli inquinanti più alti rispetto ad altri impianti. Tra questi quello del benzene, classificato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) come cancerogeno riconosciuto, ma che per la normativa slovena risulta come “non classificabile come cancerogeno”. Comprensibili sono dunque le preoccupazioni da parte della popolazione.

I manifestanti di sabato hanno quindi richiesto più trasparenza e rispetto della legislazione nazionale ed europea, nonché risposte rapide ed efficaci da parte del Governo sloveno. Fa sicuramente di cappello alla protesta il documento di denuncia presentato da più di 500 medici sloveni a gennaio con cui si inviatano le autorità ad un approccio più responsabile verso l’ambiente in considerazione dei potenziali effetti sulla salute umana di un ambiente contaminato nella media valle dell’Isonzo.

Alla protesta di sabato hanno partecipato anche diverse realtà associative, tra cui rappresentanti di Legambiente di Gorizia e dell’Accademia Europeista del Friuli Venezia Giulia, che hanno voluto essere presenti con bandiere e striscioni per una battaglia, quella dell’ambiente, che travalica ogni confine. L’Isonzo scorre anche in Italia, e l’aria inquinata può arrivare fino alle città e ai paesi che insistono sul confine italo-sloveno. “Non c’è più tempo possibile”, denunciano Legambiente e l’Accademia Europeista, “vogliamo risposte chiare e condivise, tutelando i posti di lavoro ma anche la salute e l’ambiente. L’inquinamento supera ogni confine, i cittadini dell’area di Gorizia devono mobilitarsi al più presto e aiutare i loro concittadini europei già impegnati da anni in questa battaglia. Unendo le forze ci faremo sentire ancora di più”.

 

Daniel Baissero, Luca Cadez

 

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