Verso le elezioni americane: programmi elettorali e futuri rapporti con l’UE

Verso le elezioni americane: programmi elettorali e futuri rapporti con l’UE
26 Ottobre 2020 accademia

Martedì 3 novembre si terrà l’Election Day, giornata storica in cui ogni quattro anni ricorrono le elezioni presidenziali negli Stati Uniti d’America. La data fa riferimento all’apice del processo elettorale, il quale vede anche la possibilità di votare in anticipo (early voting) via posta e nei seggi. Quest’anno il voto anticipato ha già registrato numeri da record, riconducibili soprattutto alla situazione eccezionale della pandemia da Covid-19 che, dall’inizio della sua diffusione, ha visto gli Stati Uniti contare quasi nove milioni di contagi, rendendolo uno dei paesi più colpiti nel mondo.

Oggi gli Stati Uniti si presentano come un paese tutt’altro che unito a causa non solo del Coronavirus, ma anche delle crescenti tensioni economiche e sociali che emergono sempre più a gran voce, come le proteste esplose dopo l’omicidio di George Floyd da parte della polizia di Minneapolis.

Dopo il disastro e la confusione del primo dibattito presidenziale, definito dal giornalista della CNN Wolf Blitzer come “il più caotico” che lui abbia mai visto, lo scorso giovedì (ndr. 22 ottobre) si è svolto in un clima meno aggressivo e più concentrato sui temi l’ultimo dibattito presidenziale.

Ma che cosa propongono i rispettivi candidati nel loro programma elettorale e quali sono le loro posizioni sugli argomenti più importanti per la prossima legislatura?

Il programma di Donald Trump

Fonte: Financial Times

 

Sanità e Covid-19. Trump è stato criticato pesantemente rispetto alla gestione della pandemia da Covid-19, accusato dalla comunità scientifica internazionale di aver minimizzato la pericolosità del virus: nonostante i funzionari della sanità pubblica della sua amministrazione abbiano esortato i cittadini americani al distanziamento sociale e all’uso della mascherina, lo stesso presidente è stato incerto sul suo uso, considerata non necessariamente obbligatoria e minimizzando la necessità di aumentare i test. Nonostante Trump e sua moglie Melania siano risultati positivi al virus nelle settimane precedenti, la sua strategia sembra non voler cambiare: il suo obiettivo è quello di convincere gli elettori che la risposta del paese alla pandemia sia stata adatta, che gli Stati Uniti contano un numero così grande di contagi per via del grande numero di test effettuati, e che egli sia stato in grado di salvare il paese da una crisi economica derivante dall’introduzione di misure troppo restrittive. Inoltre, Trump propone un’accelerazione dei tempi per la distribuzione del vaccino, che inizialmente sperava arrivasse prima delle elezioni in modo da rivendicarlo come un proprio successo.

Parlando di politiche sanitarie federali, già nella corsa alle presidenziali del 2016 Trump aveva promesso di abolire l’Affordable Care Act, meglio conosciuto come Obamacare, il programma emanato da Barack Obama per ampliare la base di persone che possono accedere ai servizi sanitari, legge che non è ancora riuscito ad abrogare. In compenso, Trump vuole rendere più facile l’accesso alle cure tramite politiche alternative che hanno tuttavia meno protezioni e benefici, e propone una riduzione dei prezzi dei farmaci, congiuntamente ad un tentativo di riduzione della spesa sanitaria complessiva tramite la pubblicazione delle tariffe che gli ospedali negoziano privatamente con le assicurazioni sanitarie a partire dal prossimo anno.

Economia. Il risultato più sostanziale di politica economica di Trump si è avuto con il Tax Cuts and Jobs Act nel 2017, il taglio delle tasse che ha diminuito le aliquote per privati e imprese (con una riduzione delle aliquote per le imposte sulle società dal 35% al 21%). Ha inoltre portato ad un aumento senza precedenti nel mercato azionario ma, allo stesso tempo, ha fatto crescere il deficit del bilancio federale nell’anno fiscale 2019, venendo contro alla sua promessa di eliminazione totale del debito nazionale entro la fine di un secondo mandato. Ha contribuito a fortificare il mercato del lavoro, abbassando la disoccupazione ai minimi storici di 50 anni. Contrariamente alla tradizione del Partito Repubblicano, la politica economica di Trump è favorevole al protezionismo, avendo imposto tariffe doganali contro alleati come l’Unione europea e contro i prodotti importati dalla Cina, sui quali ha aumentato del 10% i dazi doganali. Nel caso in cui venisse rieletto, Trump propone un ulteriore inasprimento dei rapporti commerciali con Pechino.

Politica estera. Tutti ricorderanno lo slogan di Donald Trump, “America First”: è stato e continua ad essere al centro della politica estera della sua amministrazione, puntando ad una minor partecipazione negli affari internazionali. Inoltre, continua la graduale riconciliazione con la Russia e la Corea del Nord, mentre le crescenti tensioni con paesi come l’Iran portano ad un allontanamento dei rapporti con l’Unione europea. Trump ha inoltre espresso più volte l’intenzione di voler rimuovere la partecipazione degli Stati Uniti dalla NATO in caso di rielezione, annunciando anche di voler ritirare le truppe presenti in Afghanistan.

Ambiente. Nonostante Trump neghi il cambiamento climatico, nell’ultimo dibattito presidenziale si è dichiarato “a favore dell’ambiente”, non avendo tuttavia intenzione di danneggiare l’industria del petrolio e l’economia a favore della sua tutela. Come già annunciato, questo porterà anche alla sua decisione di ritirare gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi sul clima, facendo quindi vedere come Trump non abbia alcun programma per uno sviluppo economico e sociale sostenibile.

Diritti civili e immigrazione. Il Presidente ha proposto un sistema di immigrazione che si basa sul merito, ha posto fine alle protezioni della presidenza Obama riguardanti gli immigrati sprovvisti di documenti portati nel paese da bambini e continua a sostenere la costruzione di un muro lungo il confine tra Stati Uniti e Messico. Riguardo i diritti civili rimane su una linea conservatrice, presentandosi contro l’aborto (anche nei casi di stupro), limitando l’accesso all’esercito ai transgender e alleggerendo le pene per i reati riguardanti discriminazioni sessuali. Non da ultimo, è conosciuta la sua tolleranza zero vero organizzazioni come Black Lives Matter, da lui definita come un “simbolo d’odio”.

 

Il programma di Joe Biden

Fonte: BBC

 

Sanità e Covid-19. Biden ha fortemente criticato la gestione di Trump della pandemia da Coronavirus, avendolo accusato di non essersi mosso abbastanza velocemente per limitare i contagi. Per affrontare la pandemia Biden vuole offrire tamponi e futuri vaccini gratuiti a tutti gli americani: ciò andrebbe di pari passo con l’Obamacare, programma che vuole sostenere e allargare, memore della precedente esperienza come vicepresidente sotto l’amministrazione Obama. Il suo piano comprende misure per aiutare le scuole e le aziende a riprendere le loro attività, un aiuto finanziario per il mantenimento e il reinserimento dei lavoratori e la garanzia di permessi retribuiti per chiunque sia affetto dal virus o si stia occupando di qualcuno che lo abbia contratto. Biden è inoltre contro l’approvazione della riforma sanitaria Medicare for All, che porterebbe il governo a diventare il principale fornitore di assicurazioni sanitarie per gli americani, e vuole utilizzare il Defense Production Act per incrementare la produzione di attrezzatura per la protezione degli operatori sanitari.

Economia. Uno dei pochi aspetti su cui Biden è d’accordo con Trump è l’introduzione del salario minimo a 15 dollari all’ora. Centrale per il suo programma è la promozione e la tutela della classe media, sostenendo come il Paese abbia bisogno di un’economia che “premi il lavoro, non solo la ricchezza”. Inoltre, vuole abrogare i tagli sulle tasse introdotti dall’amministrazione Trump e alzare le tasse alle classi più agiate e alle grandi società industriali (con un’aliquota dal 21 al 28%), ampliare l’istruzione a prezzi più accessibili e imporre penali nel caso in cui le aziende decidano di delocalizzare i propri stabilimenti produttivi. Diversamente da Trump, il leader democratico è aperto al commercio internazionale, come quello con la Cina.

Politica estera. Le relazioni internazionali sarebbero molto diverse rispetto a quelle della presidenza attuale, percorrendo una via meno isolazionista: già durante il mandato di Obama, e contrariamente alla situazione attuale, la tensione con la Russia era salita, mentre i rapporti con la Cina, l’Iran e Cuba si erano appianati. Una decisione comune a quella di Trump è la volontà di porre fine alla missione di George W. Bush e ritirare le truppe afghane.

Ambiente. A differenza del suo avversario, Biden crede nel cambiamento climatico e negli accordi di Parigi, e propone di aumentare il budget americano di 1,7 trilioni di dollari per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Sostiene inoltre l’eliminazione dei sussidi per i combustibili fossili e il divieto di altri permessi per il petrolio e il gas sul suolo pubblico.

Diritti civili e immigrazione. Biden vuole introdurre un percorso di cittadinanza per gli immigrati sprovvisti di documenti, chiedendo anche di concedere la cittadinanza a chi di loro è stato portato negli Stati Uniti da bambino. Non ritiene che gli immigrati senza documenti e senza precedenti penali debbano essere oggetto di espulsione e, in un’intervista alla CNN del luglio 2019, ha detto di essere contrario alla depenalizzazione dell’attraversamento del confine senza documenti. Parlando di diritti civili, il leader democratico continua il percorso di Obama volendo garantire i matrimoni gay, la libertà di scelta sull’aborto e il ripristino dell’accessibilità dei transgender all’interno dell’esercito. Inoltre, Biden propone di eliminare la pena di morte, la libertà su cauzione e le carceri private. Infine, per quanto riguarda il movimento Black Lives Matters, si è dichiarato moderatamente a favore delle proteste.

Dopo aver dato un’occhiata ai due programmi elettorali, si possono intuire le implicazioni delle elezioni americane per l’Europa. Come si è visto durante questi quattro anni, la rielezione di Trump potrebbe inasprire ulteriormente le relazioni tra Stati Uniti ed Europa, causando probabilmente altre tensioni commerciali, con una possibile introduzione di nuovi dazi come è avvenuto con la Cina. La spinta unilaterale e l’antiglobalizzazione di Trump andrebbe sicuramente contro la multilateralità dei 27 Paesi membri. Pertanto, è evidente come l’Europa faccia il tifo per il candidato democratico: la sua vittoria potrebbe attenuare le relazioni con l’Europa ed evitare l’introduzione di possibili dazi commerciali. Inoltre, il “Green Deal” proposto da Biden va di pari passo con l’impegno dell’Unione verso una transizione economica e sociale sostenibile, congiuntamente alla lotta al cambiamento climatico. Non da ultimo, una vittoria di Biden significherebbe vedere gli Stati Uniti spostarsi verso un approccio più multilaterale, in linea con quello europeo.

Anche se Biden viene dato in vantaggio in tutti i sondaggi, il risultato potrebbe non essere così scontato, così come è stato dimostrato durante le elezioni del 2016, quando Hillary Clinton perse nonostante fosse in testa nei sondaggi e avesse superato Donald Trump con quasi tre milioni di voti in più. A ciò si aggiunge l’incertezza del voto via posta, contestato da Trump che sostiene probabili frodi a favore dell’avversario democratico. Voto per posta che, tuttavia, potrebbe risultare essere un elemento decisivo per il risultato finale in questo periodo di pandemia.

di Francesca Gravner

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