Voto postale si o voto postale no?

Voto postale si o voto postale no?
9 Novembre 2020 accademia

Il voto via posta, o Absentee ballot, ha avuto un forte peso nelle ultime elezioni statunitensi e dovunque nel mondo si sta discutendo su quanto questo sia efficace o no.
Quando e da dove nasce il voto postale? Quanto è stato utilizzato?
Cerchiamo di fare chiarezza rispondendo a queste domande sia in riferimento agli Usa sia alla situazione nel vecchio continente.

Voto postale negli USA
Biden e Trump si sono contesi la presidenza più importante del mondo in quella che sembra sia stata l’elezione più lunga di sempre. Di norma, il sistema americano prevede di sancire il vincitore delle elezioni la sera stessa delle elezioni, mentre quest’anno ci sono voluti ben 5 giorni per avere un risultato attendibile. Il ritardo è dovuto alla quantità senza precedenti di voti postali.

È facile intuire il motivo alla base di questo fenomeno: la pandemia da coronavirus ha spinto milioni di americani a preferire il voto per corrispondenza, evitando così lunghe code ai seggi e luoghi affollati dove rischiare il contagio. Ammalarsi negli USA è doppiamente pericoloso, perché oltre a colpire la salute degli individui può minare la loro stabilità finanziaria (basti pensare che sono circa 27 milioni gli statunitensi che non hanno alcuna copertura assicurativa).

Votare per via postale non è di certo una novità: è dai tempi della guerra civile, nel 1861, che viene usato il voto indiretto. Nonostante ciò, la quantità di voti postali di quest’anno ha messo in difficoltà la velocità dello scrutinio.

The U.S. Election Assistance Commission.

 

Punti controversi
Il principale punto a sfavore di questo meccanismo è l’attesa: molti sono gli stati che hanno deciso di ritenere come validi i voti spediti entro il 3 novembre (come Pennsylvania e Minnesota, due degli stati decisivi). Sono servite dunque diverse altre giornate per terminare lo spoglio del totale dei voti.
Se si tiene conto che il voto per posta è previsto specialmente per quelli che sono “not normal times”, proprio come un periodo di pandemia mondiale come quello attuale, l’attesa diventa un sacrificio necessario per mantenere il democratico svolgimento delle elezioni.

L’altro aspetto controverso è la presunta inaffidabilità del voto postale. Sono diversi a dire che i voti via posta sono facilmente contraffabili, compreso lo stesso Donald Trump, anche se non vi è alcuna evidenza a sostegno di tale ipotesi, che potrebbe essere plausibile per i voti postali tanto quanto per i voti in persona ai seggi.

Il voto postale in Europa
In Europa, pur avendo delle istituzioni comunitarie, le regole di voto cambiano in base alla legislazione dei singoli paesi.
Un breve excursus attraverso alcuni dei principali paesi del continente ci mostra come il paese che da più tempo permette il voto postale è la Germania dal 1957, e che dal 2008 permette a chiunque di usufruire del voto postale senza alcuna motivazione specifica. Il voto postale è previsto anche da Spagna, Austria, Svizzera e Gran Bretagna.
Anche la Francia nel 2020 ha inserito l’opportunità di votare per posta, anche se limitatamente a soggetti malati o a rischio contagio.
Finlandia, Slovacchia, Ungheria prevedono invece il voto postale per i residenti all’estero.

Il voto postale in Italia
Per l’Italia il voto postale è previsto unicamente per persone impossibilitate ad abbandonare la propria abitazione, mentre per le persone con difficoltà negli spostamenti viene permesso che vengano accompagnati ai seggi da una terza persona da loro scelta.
Gli elettori vengono incoraggiati a presentarsi ai seggi di voto grazie all’applicazione di sconti sui mezzi di trasporto nelle giornate delle elezioni.

Con la legge Tremaglia del 2001 è permesso, a chi vive all’estero e sia iscritto all’AIRE, di esprimere il suo voto via posta senza doversi recare in Italia. Dal 2016 è possibile usufruire di questa legge anche senza spostare la propria residenza all’estero, quindi per coloro che si trovano fuori dal paese temporaneamente, attraverso una richiesta preventiva.
Da specificare infine che questo tipo di voto è limitato alle elezioni parlamentarie e per i referendum.

Voto postale si o voto no?
Indubbiamente, queste ultime elezioni americane ci segnalano che avere a disposizione il voto postale può portare a una maggiore partecipazione al voto: infatti oltre il 65% della popolazione statunitense si è recata alle urne, sancendo queste come le elezioni più partecipative degli Stati Uniti d’America dal 1900.
La cultura del voto postale non fa parte della nostra storia elettorale, ma guardando agli Stati Uniti e a diverse altre esperienze europee potrebbe rivelarsi utile, magari diventando un buon rimedio al continuo aumento dell’astensionismo nel nostro Paese.

di Diletta Ferlat

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