Europa. Quale futuro?

Europa. Quale futuro?
3 Febbraio 2021 accademia

L’Europa sarà forgiata dalle sue crisi e sarà la somma delle soluzioni trovate per risolvere tali crisi”. Da queste parole di Jean Monnet si può ricavare la chiave delle sfide attuali e prossime dell’Unione Europea, ed è su questa linea che giovedì 28 gennaio si è tenuta la tavola rotonda online “Europa. Quale futuro’”, con la collaborazione delle Università di Udine e Trieste e la mediazione di Marco Stolfo, presentatore di  Radio Onde Furlane. L’evento è stato organizzato dai corrispettivi Centri di Documentazione Europea degli atenei friulano e giuliano con il sostegno della Rappresentanza in Italia della Commissione europea, nell’ambito del progetto rete “Verso la Conferenza sul Futuro dell’Europa. Un nuovo slancio per la democrazia europea”. Tale progetto nasce in occasione del 70° anniversario della Dichiarazione di Schuman, l’anno scorso, con l’intento di sensibilizzare la cittadinanza europea e raccoglierne le istanze e le opinioni entro la fine della legislatura di Ursula von der Leyen nel 2024.

Gli interventi hanno visto come relatori il prof. Claudio Cressati, responsabile scientifico del CDE dell’Università degli Studi di Udine “Guido Comessatti”; prof.ssa Elisabetta Bergamini, docente di Diritto internazionale presso il medesimo ateneo; il prof. Amadeo Stefano, responsabile del CDE dell’Università degli Studi di Trieste; il prof. Fabio Spitaleri, docente di Diritto dell’Unione europea, e il prof. Stefano Pilotto, docente di Storia delle Relazioni Internazionali presso l’ateneo giuliano.

I temi trattati hanno proposto una panoramica delle sfide attuali e future dell’UE, in primis la reazione alla crisi sanitaria del Covid-19, che – seppur non immediata – ha visto il coordinamento tra le istituzioni comunitarie e gli Stati membri e lo stanziamento di consistenti finanziamenti per la resilienza, come il piano NextGeneratioEU, ma anche fondi destinati alle amministrazioni locali a sostegno delle attività economiche locali. Un “piano Marshall” per rivedere dalla base il nostro modello di sviluppo e rimettere al centro il Green Deal, caposaldo dell’attuale Commissione europea. L’efficacia delle istituzioni si è dimostrata anche con i finanziamenti per la ricerca e l’acquisto preliminare dei vaccini, nell’ottica di riuscire a distribuirli al più presto anche a paesi terzi.

La particolarità delle sfide di questa fase, è che l’Unione ha visto per la prima volta uscire definitivamente uno Stato membro, il Regno Unito, e quindi vi è la necessità di rivedere il proprio scenario d’azione internazionale. Si perde, infatti, il principale interlocutore degli Stati Uniti, leader dell’alleanza atlantica alla quale aderiscono la maggior parte dei componenti, a loro volta in procinto a rilanciare la propria politica estera con l’inizio della presidenza di Joe Biden in un mondo multipolare.

I confini immediati, tuttavia, mettono in luce l’esigenza di saper agire in comune di fronte alle gravi crisi umanitarie lungo la cosiddetta “Rotta dei Balcani” e nel Mediterraneo. Prova che, in vent’anni di politiche migratorie comuni, manca ancora una coesione tra gli Stati membri e un’applicazione coerente tra gli ordinamenti interni e l’adesione a trattati internazionali, quali la Convenzione di Ginevra del 1951.

La prima dimensione alla quale siamo chiamati ad intervenire è quella della cittadinanza europea, per cercare di uscire da un uso strumentale dell’Unione come fine di affermazione da parte degli stati nazionali, e vedere nell’Europa un’occasione di crescita per i cittadini stessi.

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